SCESPIR n.4
Riflessioni a confronto L'operatore
da scacco allo "spettacolo bello"
Abbiamo messo a confronto due valutazioni che
sembrano apparentemente contrastanti. Sergio Tacconi, un insegnante di
Roma esprime alcune considerazioni "a partire da diverse domande che sono
sorte durante lo stage. Come è possibile per chi conduce laboratori teatrali
nelle scuole rimanere invisibile? O meglio ancora, come è possibile evitare
di imporre ai ragazzi un proprio progetto artistico senza cedere alla
tentazione, per dirla con Sbarbati, dello "spettacolo bello"? E poi, l'attenzione
al valore estetico del lavoro non è comunque una necessità? Benché teatro-scuola,
pur sempre di teatro si tratta!" Sergio si trova di fronte a queste domande
"ogni volta che nel lavoro con i ragazzi si passa dalla dimensione laboratoriale
pura, alla progettazione dello spettacolo. Quando si tratta di mettere
ordine nei materiali accumulati nella prima fase di lavoro e operare una
selezione. E ogni volta si devono trovare nuove soluzioni, nuove mediazioni.
Del resto, se l'evento spettacolare è l'esito visibile del percorso avvenuto
nel laboratorio, di tale realtà non fa parte anche l'operatore?
Intorno a queste domande ruotano gran parte delle problematiche del fare
teatro con i ragazzi, e il problema della formazione per insegnanti e
operatori è centrale.
E' auspicabile che le occasioni di incontro si facciano più frequenti
e anche più varie, così da favorire il crescere, per insegnanti ed operatori,
di una maggiore professionalità.
Attraverso Scespir è possibile intensificare il prezioso scambio di esperienze
ed informazioni tra chi è convinto che il teatro-scuola sia non solo un
prezioso strumento pedagogico ma anche artistico." (Sergio Tacconi)
Un'altra allieva del laboratorio, Giovanna Santini, di Fabriano, insegnante
di scuola elementare, laureata al DAMS è stata coinvolta maggiormente
dalla "tessitura laboriosa e tormentata del fare teatro". Commenta Giovanna
"Quello che mi ha più interessato è stata la parte riguardante il laboratorio,
perché essendo una donna pratica, ho visto e vedo in esso la "tecnica"
e la sua possibile riutilizzazione con i bambini; il laboratorio come
propedeutica ad uno spettacolo, ma soprattutto come esercizio di relazione
con se stessi e con il gruppo.
Avrei voluto approfondire di più questo aspetto piuttosto che andarmi
a scervellare sull'ideazione di un utopico e paradossale fac simile di
spettacolo.
Dato che per ora insegno alla scuola elementare sento il bisogno, se mi
capitasse di fare uno spettacolino, di tecniche immediate, di esercizi
facili e giocosi, che catturano e mantengono alta l'attenzione dei bambini;
sento il bisogno di assimilare strategie di conduzione di un gruppo (la
classe), che mi possano appunto essere utili sia nella realizzazione di
un possibile spettacolo, che semplicemente nella lettura e drammatizzazione
di un testo in classe.
Comunque, nel complesso l'esperienza di Serra San Quirico è stata interessante
ed arricchente, forse troppo sofisticata ed elucubrante per i miei bisogni
attuali. Grazie a tutto il gruppo e ci vediamo al prossimo incontro, chissà
che non sia quest'estate, anche se devo dire che forse forse ad agosto
al teatro preferisco il mare. (Giovanna Santini)
Noi vorremmo aggiungere che le due ricerche non sono fatte per concorrere
bensì per operare in sinergia nel rispetto delle potenzialità del bambino
e nella cura estetico-artistica di ciò che si comunica all'esterno.
Sergio Tacconi insegna presso l'I.S.I.S "Berlinguer" di Acilia
(Roma)
Giovanna Santini insegna presso la Scuola Elementare Marischio
di Fabriano (AN)
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