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Mario Tinti, e fu l'inizio- SCESPIR MARZO 2002

Incontro con il pioniere della Rassegna Nazionale Teatro della Scuola

Da dove generò questo interessante fenomeno chiamato Teatro della Scuola che vanta a Serra San Quirico una delle Rassegne di teatro della scuola, più rappresentative a livello Nazionale, capofila del C.O.R.A.? Scavando nella memoria per riportarne in luce le radici, approfondiamo la conoscenza con Mario Tinti, l’ex direttore didattico appassionato di teatro che fu il primo promotore del teatro della scuola a Serra San Quirico.
Le chiedo di tornare indietro nel tempo e di raccontarci quali furono le circostanze che l’ hanno portata ad avviare il progetto che darà origine alla Rassegna Nazionale Teatro della Scuola.
Questo fenomeno teatrale nasce dal popolo di Serra San Quirico, negli anni ’70, in una maniera abbastanza strana per un paese come questo, di montagna, di cui peraltro sono innamorato. Fu un’intera comunità, formata da bambini, genitori, nonni, maestri… ad essere entusiasticamente coinvolta nel teatro della scuola. Io allora ero Direttore Didattico della scuola di Serra San Quirico e sul grande albero didattico comprendente l’italiano, la geografia, la matematica…mi sembrò fondamentale favorire la relazione interpersonale, la crescita mentale e strutturale del ragazzo, attraverso la disciplina più immediata che è il teatro. Io sono sempre stato sostenitore dell’importanza del teatro a scuola, l’ ho sempre fatto praticare ai miei ragazzi, sia delle elementari sia delle superiori. Il merito maggiore va ricercato nell’adesione completa, autentica e partecipata dei ragazzi e dei loro genitori, in quello che io chiamo il popolo di Serra San Quirico. Siamo nel ’74, ‘’75 un periodo aureo di decreti legali, che portarono all’allargamento delle responsabilità dei genitori nella didattica, nelle iniziative e nelle esperienze scolastiche. La mia proposta di fare e vedere teatro a scuola trovò accoglienza, sostegno e apprezzamento. La scuola deve perseguire l’obiettivo di far imparare divertendo. I ragazzi usando il teatro si divertono a fingere, a fabulare, si mettono in gioco e anche il più timido, riesce ad esprimere le potenzialità di cui è dotato. Quando si fa teatro si studia il soggetto, si mettono in scena episodi familiari, rapporti interpersonali, affetti, sentimenti, passioni, caratteri, oppure si drammatizzavano favole, si inventano situazioni, si creano le scenografie. Si attua una fusione dei linguaggi.

Ricorda qualche aneddoto, indicativo del livello organizzativo e qualitativo dell’offerta teatrale di allora?

Ce ne sono tanti, volti, luoghi, situazioni che testimoniano l’assenza di mezzi con cui si praticava questa grande passione per il teatro condivisa dal “popolo serrano”. La prima rappresentazione si fece nell’edifico che attualmente ospita la “Casa di riposo di Santa Maria dell’Orto”. Ce lo prestarono e, con i genitori e gli insegnanti, costruimmo un piccolo teatro. Allora il Teatro Comunale Santa Maria del Mercato era inagibile, sebbene avesse alle sue spalle una vetusta tradizione sia lirica sia di prosa, e la palestra-teatro dove attualmente si svolge la Rassegna ancora non esisteva. Facevamo le nostre rappresentazioni mediamente una volta ogni 20 giorni. Non ci interessavano i risultati, anzi gli errori, le papere suscitavano applausi e divertimento. Tra il pubblico nascevano spontaneamente interventi e creazioni estemporanee, filastrocche e proverbi. La cosa va avanti in questo modo pionieristico fino agli anni ’80, uniti in questo magma di amore e passione per il teatro come vita.

Quindi il teatro della scuola è nato da un’esigenza scaturita in seno alla scuola, condivisa e sostenuta dai Serrani?

A ciò si aggiunge il fatto che intanto a livello nazionale si stava sviluppando un filone teatrale parallelo, l’interesse per il teatro rinasceva dalle ceneri. Il teatro della scuola è comunque teatro, la dimensione è diversa soltanto quando l’attore è professionista e fa soltanto quel mestiere, ma lo spirito è lo stesso. Se il teatro è vedere ed essere visti, questa è la prima necessità che il fanciullo avverte quando viene al mondo, quando il bambino chiede ai genitori di essere guardato. E’ in questa volontà di espressione che affondano le origini del teatro.

Quali sono state le difficoltà maggiori da superare?

Noi abbiamo inteso contribuire alla diffusione a scuola dell’amore e del gusto per il teatro, inteso come pratica di vita, di istruzione ed educazione.
Le uniche difficoltà furono di tipo burocratico, legislativo, che purtroppo, seppur in maniera più limitata, sussistono ancora. Per il resto abbiamo avuto l’aiuto di tante persone volenterose, fino ad arrivare al coinvolgimento di Enti e Associazioni locali, come la Pro Loco di Serra San Quirico, con l’allora Presidente Mario Bondoni. Per finanziare il teatro organizzavamo con la scuola delle feste, delle serate danzanti e la gente partecipava molto generosamente a tutte le nostre iniziative. Sotto questo aspetto dobbiamo ricordare alcune persone che si sono davvero prodigate per avviare questa macchina teatrale. Igino Tribuzio fu l’esperto entusiasta che andava nelle scuole per offrire la sua consulenza tecnica e artistica, aiutando gli insegnanti, disposto a lunghe notti di veglia per assicurarsi il buon funzionamento dello spettacolo. E ancora, Padre Ildefonso dei Silvestrini, Fabio Mantovani. Giungiamo al ruolo politico fondamentale svolto da Fabrizio Giuliani, attuale Presidente dell’Associazione Teatro Giovani che da 10 anni organizza e promuove la Rassegna Nazionale Teatro della Scuola ed altri eventi e laboratori teatrali. Fabrizio Giuliani, contro una parte della suo partito politico di appartenenza sostenne il teatro della scuola e investendoci economicamente. Realizzò la palestra-teatro in previsione dei futuri sviluppi del teatro, inteso non solo come dimensione sacrale, istituzionale e luogo deputato per lo spettacolo impegnato, ma aperto, diffuso tra la gente. Creò l’Associazione Teatro Giovani, la struttura che, a livello organizzativo, si occupa annualmente della realizzazione della Rassegna.

Rispetto agli obiettivi di partenza pensa che la Rassegna abbia raggiunto il traguardo?

Senz’altro, è stato superato andando oltre. Gli artefici sono stati Fabrizio Giuliani a livello politico e poi Silvano Sbarbati, l’attuale Direttore che ha istituzionalizzato i rapporti con le altre Rassegne a livello Nazionale, rendendo il tutto più articolato e complesso rispetto all’inizio, creando una rete che si è diffusa a macchia d’olio. Silvano Sbarbati che io chiamo Silvio D’Amico, per la spontaneità e l’immediatezza con cui esprimeva le sue recensioni al termine di ogni spettacolo teatrale visto. Negli ultimi anni, sono stati integrati a corollario della Rassegna, corsi di aggiornamento, stages, laboratori, stagioni di teatro… ed altre iniziative pregevoli di produzione teatrale.. Oggi la Rassegna si è completamente professionalizzata.
Va dato merito anche a quanti hanno aderito con passione e impegno allo sforzo di diffusione della pratica teatrale a scuola, disponibili a creare forti sinergie con Serra San Quirico, come fu con il Comune di Fiesole. Nel 1986 sul palco della Rassegna ci fu l’esplosione del “Masaniello”, di Alfredo Puccianti, il primo operatore in Italia ad aver avuto dal Comune l’incarico di insegnare teatro a scuola. Un attore e regista straordinario che ha frequentato per anni il palcoscenico di Serra San Quirico. E con lui, altri provenienti dalla Puglia, dalla Sardegna…gente che dedica ai ragazzi la propria vita ed energia.

Un augurio per la Rassegna?

Che continui fino che il tempo avrà luogo su questa terra, perché la scuola ha bisogno del teatro, come la vita ha bisogno del teatro, altrimenti “non ci resta che piangere”.

Di Vinny Cecchetelli

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