16 maggio Siparietto XXI R.N.T.S. Serra San Quirico
COMMEDIA
Delle sedie disposte per il palco occupate da donne che spettegolando
in dialetto abruzzese sul signorotto locale Don Francesco e la sua famiglia:
Margherita la moglie, Maria la lontana parente, Giulietta la domestica,
il Dottore ed il fattore.
Il Dottore diagnostica a Don Francesco una malattia mortale, incurabile
che di lì a poco lo avrebbe ucciso.
La moglie Margherita sarà felice per la notizia perché è stanca
del marito e desiderosa di mettere mano ai soldi, Maria è sinceramente
disperata e tra moine e giochini vorrebbe convincere Don Francesco a
lasciarle tutto, o semplicemente occupare il posto della moglie.
Lo stesso Dottore, più tardi, apparentemente affranto per l’improvvisa
(falsa) morte di Don Francesco, proverà a sedersi sulla sua sedia
(che somiglia molto ad un trono) e ad occuparne il posto: in poche parole
tutti i membri della famiglia in un modo o nell’altro sperano di
ereditare l’intera fortuna.
Don Francesco, scoperte le sue tristi condizioni di salute, si accorgerà anche
che nessuno dei suoi famigliari ed amici gli ha mai voluto bene.
L’unica persona che prova dell’affetto sincero per Don Francesco è la
domestica, che da quindici anni lavora per lui; alla morte del padrone è la
leale Giulietta ad ereditare tutto il patrimonio.
Lo spettacolo si chiude con le donne che continuano a chiacchierare,
come sempre e in qualsiasi luogo.
Rappresentazione briosa e simpatica dei ragazzi del Liceo Scientifico
statale “Galilei” di Lanciano (CH); sono riusciti a mantenere
buon ritmo per tutto il tempo, riuscendo a coinvolgere il pubblico anche
grazie al supporto di musiche perfettamente coordinate alle situazioni.
Interessante l’utilizzo del dialetto per tutto lo spettacolo.
Ethel Margutti
COSMOGONIA
Dietro allo stesso telo bianco semi-trasparente che fungeva da sfondo,
appena qualche minuto prima, in Commedia, c’è il gruppo
che suona. Post-rock che sale e scende per le vie della storia del mondo.
Davanti al telo, una stanca donna sorretta dal un lungo bastone ci narra
la nascita dell’universo dal punto di vista del popolo kimbu, mentre
sul palcoscenico si alternano, in scie di corpi e movimenti, le personificazione
delle sue parole che scorrono via nel tempo.
All’inizio l’universo era gonfio soltanto d’aria e
solo dopo milioni di anni videro la luce due regioni opposte l’una
all’altra, abitate dai giganti di fuoco e di ghiaccio, che per
loro natura crebbero fino a scontrarsi, dando forma ad un fango ribollente
e roteante.
Dal fango nacque Imir, che si addormentò, e per altri milioni
di anni si sentì soltanto il suo respiro, fino a quando si svegliò di
soprassalto, sudato ed agitato: qualcosa premeva sotto la sua ascella.
Da lì nacque un bambino di ghiaccio. Ed una bambina di ghiaccio
uscì dai piedi di Imir. Fratello e sorella si sposarono, dando
vita a tanti bambini di ghiaccio che si unirono a formare una grande
mucca.
La grande mucca leccò tutto il ghiaccio rimasto attorno a lei
e da quello si staccò Odino, re di tutti gli dei vichinghi. Odino
ed Imir si odiavano e si combatterono.
Odino ebbe la meglio e con il corpo ed il sangue di Imir creò le
montagne e le colline, le pianure e i fiumi, i laghi e i mari.
Ma era ancora buio, nel mondo, ed Odino raccolse le braci che ancora
ardevano nella regione del fuoco e creò le stelle. Venne il Sole.
La luna. Il ciclo delle stagioni. L’universo era compiuto.
Il pubblico, emozionato e stordito, applaude.
Simone Sbarbati
VIA CON I GATTI
Si apre il sipario. Due gatti introducono la situazione: c’è una
famiglia come tante altre, con la mamma maniaca delle pulizie, il papà che
non fa che leggere il giornale, il figlio sempre appiccicato ai videogiochi
e la figlia che coltiva un’insana passione per i disastri ferroviari.
Con loro il povero nonno, ex-capostazione, che nessuno ascolta. Un giorno,
in preda alla rassegnazione, il nonno decide di scappare e di andarsene
a vivere con i gatti. Ma, sorpresa, scopre che assieme ai gatti-gatti,
vivono anche i gatti-persone, gente che come lui è scappata dal
mondo degli uomini, ognuno per un motivo diverso.
Passata la “sbarra” che divide i due mondi, il nonno diventa
gatto. Uno ad uno, tutti gli altri gatti-persona si presentano e quando è il
suo turno, si accorge con estrema felicità e meraviglia che in
quel posto fantastico tutti sono interessati alla sua storia.
Dopo qualche tempo la nipotina decide di andare a cercare il suo caro
nonnino e quando lo trova cerca di convincerlo a tornare a casa. Lui è d’accordo,
ma vuole farlo da gatto, ed in effetti si accorge che in forma felina
la considerazione della famiglia nei suoi confronti aumenta notevolmente.
Questo lo mette un po’ in crisi: lui vorrebbe tornare umano (gli
manca la sua fumatina pomeridiana di pipa!) ma anche la condizione felina
non gli dispiace per niente…e così decide di affidare la
scelta al caso: testa o croce; gatto o uomo.
Croce. Il nonno, ormai meritatamente coccolato da tutta la sua famiglia,
ritorna ad essere un vero nonno, e lo spettacolo si chiude con una rilassante
fumata di pipa, in panciolle sulla poltrona.
Vincitori, la scorsa edizione della Rassegna, del Sipario d’Argento
riservato alle Scuole Medie Inferiori, la Scuola Media “Gandiglio” di
Fano (PU), con una formazione completamente rinnovata, ha portato in
scena uno spettacolo essenziale e dal ritmo veloce, che ha fatto ridere
un pubblico sempre molto attento. I piccoli attori, spesso sul palco
tutti assieme, sono apparsi molto divertiti seppure ben concentrati sul
loro lavoro.
Simone Sbarbati
LUCI, COLORI E SUONI, VITA
La Scuola Media Statale “Fincato-Rosani-King-Giovanni XXIII” di
Verona ha calcato stamattina il palcoscenico della Rassegna (giunto alla
penultima rappresentazione in programma per questa XXI° edizione)
con uno spettacolo che ripercorre, attraverso musiche, mode e colori
gli avvenimenti e le rivoluzioni culturali che più hanno segnato
la storia (e i giovani) dagli inizi del secolo scorso fino ai giorni
nostri.
Con l’ausilio di proiezioni video e di una voce fuori campo, abbiamo
assistito ad una carrellata di spaccati di vita e costume, a partire
dalla Parigi del Mulin Rouge, negli anni in cui il can can spopolava
e le sue celebri ballerine in rosso affascinavano i francesi, passando
per gli scatenati anni ’20, le grida di libertà e malinconia
dei blues-men d’oltreoceano (che sono state portate in scena in
una performance su pattini a rotelle) fino ad arrivare agli irresistibili
anni ’50 ‘dominati’ musicalmente da Elvis Priesley.
Le gonne larghe e i capelli impomatati tornano (a poche ore dal musical
day “rassegnato”) per raccontare un’epoca di giovani
scanzonati, che da lì a pochi anni avrebbero conosciuto l’indignazione
e la protesta nei confronti degli orrori della guerra, senza mai smettere
di esprimersi in musica (vedi i classici degli anni d’oro del musical
, Hair, Jesus Christ Superstar, Saturday Night Fever). I ragazzi e le
ragazze hanno danzato per quasi un secolo di musica, dando anche il loro
contributo con un brano rap scritto e cantato dagli alunni per ricordare
la traccia lasciata dalla cultura rap. Arriviamo ai giorni nostri, con
un pensiero alle evoluzioni scientifiche e aerospaziali che hanno fatto
allargare i confini della conoscenza umana, e alle conquiste umane di
solidarietà.
Lo spettacolo si conclude con un messaggio di speranza per il futuro,
nel quale trionfi il potere dell’amore, che scende simbolicamente
tra il pubblico in sala.
Simonetta Sbarbati
C O N F E R M E
Domani, durante la serata finale, l’ATG assegnerà dei riconoscimenti
ad alcune scuole che hanno partecipato alla 21a Rassegna.
Noi non li chiamiamo premi, non tanto per una sorta di “pruderie
pedagogico-moralista”, quanto perché abbiamo la consapevolezza
di indicare al movimento culturale del teatro della scuola dei processi
che non sempre, e sicuramente non necessariamente, coincidono con i più “bravi” per
il pubblico e/o per la critica.
Abbiamo sempre detto che ciò di cui teniamo conto è il
progetto, ovvero il percorso ed il prodotto, sia individuale che collettivo,
sia teatrale che scolastico. E’ una grande responsabilità,
una grande fatica!
Ma quando, come stamattina, assistiamo allo spettacolo della scuola,
la Media “Gandiglio” di Fano, segnalata con il Sipario d’Argento
nel 2002 e scopriamo che i ragazzi sono totalmente cambiati ed il risultato
no, allora siamo soddisfatti perché abbiamo la prova provata di
aver lavorato bene.
Abbiamo indicato un progetto giusto, eravamo convinti del percorso, abbiamo
gustato il prodotto: questo è Teatro della Scuola.
Possiamo assicurare che anche quest’anno abbiamo lavorato molto
per poter segnalare alcuni progetti significativi tra i tanti a cui abbiamo
assistito, quello che abbiamo visto stamattina ci conferma che gli strumenti
artistico-pedagogico-culturali da noi utilizzati sono adeguati e ci portano
nella direzione auspicata.
Bravi ragazzi e… grazie!
il presidente dell’Associazione Teatro Giovani
Fabrizio Giuliani
CHE COS’E' IL TEATRO DELLA SCUOLA?
Difficile darne una definizione precisa, il Teatro della Scuola è… è… che
cos’è?!??
Rullo di tamburi… Oggi è:
94. Semplicemente una cosa che mi piace
95. Lampi di luce che uniti creano energia
96. Come un disegno fatto da tante mani
97. Condivisione e compartecipazione
98. Come il profumo dell’aria di Serra, fresca e frizzante
99. La simpatia dello Staff
100. Tante cose da dire
COMMIATO RASSEGNATO
Tre cronisti: l’anziana, al suo secondo anno di Rassegna; e i
due novellini: volenterosi ed un po’isterici.
Tre cronisti alla ricerca della parola giusta tra mille altre. Per non
offendere nessuno, pur dicendo qualcosa. Qualcosa che muova qualcos’altro,
con la speranza d’innescare un movimento di cervelli, con la certezza
che raccontare i propri malumori ed entusiasmi arricchisce, almeno un
pochettino, sia chi li esterna agli altri, sia chi, magari con lo sguardo
a terra, imbarazzato, oppure tra una risata e l’altra, ascolta.
E piano piano digerisce i ritmi, gli scazzi e le abitudini di altri animali
che come lui abitano questo gigante strano (la Rassegna), fatto di tanti
pezzi tutti funzionanti alla perfezione, tanto da considerarsi spesso
indipendenti l’uno dall’altro, autosufficienti.
Ma questo gigante che tante magie ha nel cappello, che grandi e piccini
son meravigliati e andando a casa ancora ci pensan su; questo gigante
sembra un gigante solo a chi lo vede da laggiù dove son gli altri.
Perché una sera, una delle tante, il gigante (o soltanto un pezzo?)
si è accorto che non basta far magie per gli altri, ché se
non si stupisce lui per primo…tra quanto si timbrerà il
cartellino?
La redazione
APPUNTI DI VIAGGIO
I.T.C. “Q.SELLA” [sul palcoscenico questa sera alle 21 con
Nonostante Tutto]
Ed eccoci di nuovo qua. Per la seconda volta affrontiamo l’ebbrezza
del palco di Serra San Quirico. L’aria che respiriamo qua e l’atmosfera
che ruota intorno a noi, bè in effetti non l’abbiamo sentita
da nessun’altra parte. Tornare qui è come tornare indietro
nel tempo, è come se fosse rimasto tutto uguale, si sente a pelle
la voglia di fare, fare, fare, divertirci e riempire il nostro baule
di esperienze e ricordi fantastici, e quando un giorno, magari trentenni,
ricorderemo e riapriremo quel baule, rivivremo questi momenti e diremo “però,
ne abbiamo fatte di cose!”.
Ma per ora godiamoci l’attimo, quello da cogliere il momento da
non sprecare, le cose che si possono imparare stando qua, con gli operatori
e tutta l’organizzazione di serra, che a noi “vecchi” ci
ha già lasciato tanto e anche stavolta ci arricchirà di
una esperienza fantastica sicuramente irripetibile perché di serra
ce n’è una sola e il suo “effetto” rimarrà indelebile
dentro di noi.
Sperando di rivivere questi momenti e queste emozioni con tutti voi,
vi ringraziamo della opportunità che state offrendo a noi come
a tutti gli altri ragazzi e speriamo di rincontrarci presto.
Con affetto i ragazzi del laboratorio teatrale di “Q. Sella” di
Torino
P.S. Che fine ha fatto TG?
Alessandra Di Dio
Francesca Errigo
Eleonora Tarantino
POSTA
Carissimo Staff,
la Rassegna sta per concludersi: che dire della bella avventura che ci
ha condotto a voi? Solo meraviglie! Non sappiamo dire se erano meglio
i laboratori, le officine o gli spettacoli, o i ragazzi che provano
i movimenti in piazza, o il concerto-performance dell’ITIS davanti
alla segreteria della Rassegna, o gli incontri nella strada, o i muratori
che si alzano la mattina alle sei all’ostello Cruciani, rompendo
il silenzio con le loro possenti voci di lavoratori. Del resto noi
quel fantastico silenzio avevamo provveduto a romperlo la sera, con
le nostre vocette da scolaresca ruspante di scuola superiore, il che è tutt’altra
cosa!
Certo che l’entrata nel primo laboratorio, in quella chiesetta
così affascinante, è stata strepitosa: chiedo “Ma
di questi, qual è l’insegnante ?” “È quello
là a testa in giù”. Va bè, d’accordo,
era un operatore di teatro, un esperto di biomeccanica, ma dovete capire…io
insegno italiano. Certo che vedendo l’espressività astratta
di quelle movenze mi piacerebbe provare. “Vedi la profe è quella
là, sì quella là sul trapezio!”. Che sogno,
la biomeccanica dei corpi.
E se non fossimo venuti a Serra, dove mai avremmo visto dei ragazzi così “astratti”,
dove avremmo visto i tipi talpe, i giovannini infornati? Insomma, fra
salotti, progetti, spettacoli e Siparietti, abbiamo respirato l’aria
di Serra San Quirico, osservando la sua caratteristica fauna (Dinghi
metropolitani, cani da pastore etc.) e infine, sommo fra gli onori, abbiamo
udito la voce di Ernestina, che porteremo per sempre nel cuore.
Grazie, caro Staff!
Caterina Antonioli
- IIS “Antonietti di Iseo (BS) -