13 maggio - Siparietto XXI R.N.T.S. Serra San Quirico
DREAM
Cambiare il mondo significa credere in un realtà alternativa,
utopica, che la voce di qualche pazzo sognatore ha gridato per cercare
di affermare la supremazia dell’illusione del cambiamento e dell’immaginazione
per riscrivere le pagine della storia…
Lo spettacolo portato in scena ieri sera dal Liceo Linguistico, Pedagogico
e Sociale “Principessa Elena” di Campobasso (da un testo
scritto dall’insegnante) racconta, attraverso la voce di un Don
Chisciotte che sta per dire addio alle avventure da cavaliere errante
in lotta contro le ingiustizie e per amore, cinque secoli di idealismi
e utopie di libertà rivissuti in un dialogo sui libri (dai quali
era composta l’intera scenografia) , sospeso tra storia e letteratura,
da Cervantes ai giorni nostri.
Sul palco, il cavaliere della Mancia viene così, surrealmente,
a incontrarsi con personaggi nati dall’immaginazione di altri scrittori
venuti dopo di lui (come Amleto e Lady Macbeth che si interrogano sulla
vita tra morte e sogno, Cyrano de Bergerac e il Capitano Achab del romanzo
di Melville che lotta tutta la sua vita per distruggere ciò che
la balena bianca rappresenta) e rivoluzionari che per secoli sono stati
combattuti come eretici dalla cultura del loro tempo e che ora rappresentano
i cardini del pensiero liberale (cominciando da Galileo, passando per
Erasmo da Rotterdam fino a Giordano Bruno e Thomas More).
Don Chisciotte, sfogliando le pagine della storia, viene a conoscere
anche i sogni di libertà e uguaglianza di Martin Luther King e
J.F.K., ritrovando dai libri la forza e l’entusiasmo per sognare
le sue avventure e cambiare idealmente il finale voluto da Cervantes.
La carrellata di profili, drammatizzati a turno dai ragazzi, privilegiando
quasi esclusivamente la parola, è stata spezzata ogni tanto dalle
tracce lasciate da alcuni grandi sognatori in musica come Bob Dylan (Blowing
in the Wind), John Lennon (Imagine) o Renato Zero, che sono state lette
e interpretate dal vivo anche con l’accompagnamento di un mandolino.
Simonetta Sbarbati
LE MAGICHE AVVENTURE DI DOROTY
Una festa di compleanno un po’ noiosa, viene improvvisamente movimentata
dall’inatteso regalo dello zio Max, un libro magico che apre ai
bambini le porte del fantastico mondo di Oz.
Iniziano le avventure di Doroty, che accidentalmente uccide la strega
dell’Est e si impossessa delle sue magiche scarpette rosse, ma
la strega dell’Ovest, cattivissima sorella della strega appena
uccisa, giura vendetta.
Doroty allora, su consiglio della strega buona del Nord, segue il sentiero
dorato, per andare dal fantomatico mago di Oz, che nessuno ha mai visto.
Lungo il cammino, la ragazzina s’incontra con strani personaggi
che decidono di accompagnarla nel suo viaggio per chiedere al mago di
realizzare il loro desiderio: c’è lo spaventapasseri che
vorrebbe un cervello; l’uomo di latta, un po’ arrugginito,
che avrebbe proprio bisogno di un cuore; un leone fifone a cui serve
una grossa dose di coraggio per essere un vero re della foresta.
Dopo un viaggio lungo e pieno di peripezie, i quattro arrivano finalmente
alla meravigliosa Città di Smeraldo, tutta colorata di verde,
e devono indossare degli occhiali speciali per non rischiare di rimanere
accecati dallo splendore che la città emana. Arriva il mago di
Oz, che però si rivela essere assai diverso da come se lo aspettavano: è infatti
un ometto piccolo, capitato nella città molti anni prima, ed incapace
di fare qualsiasi magia. Ma questo non è importante perché,
alla fine, tutti troveranno quello che cercano dentro di loro.
I bambini della festa di compleanno tornano improvvisamente alla realtà ma,
grazie allo zio Max, arrivano anche tutti i personaggi della storia perché,
come cantano i bambini della Scuola Elementare “Garibaldi” di
Marsala (TP) alla fine dello spettacolo, esiste il mondo della fantasia…
I piccoli attori, che hanno anche disegnato le scenografie e cantato
tutte le canzoni dello spettacolo, si sono divertiti ed hanno divertito
il pubblico, intenerito dalle difficoltà di memoria dei piccoli,
alle prese con un testo forse troppo lungo e complicato, scritto dai
loro insegnanti.
Simone Sbarbati
NON APRIRE, PANDORA!
E’ l’alba dei tempi e attraverso una serie di conflitti-generatori,
dal caos arriviamo alla nascita del signore dell’Olimpo, Zeus,
che insieme agli altri dei nati dalla sua mente, danno origine all’imperfettissimo
genere umano.
La prima donna ad essere plasmata dalla creta e resa viva dal soffio
vitale concesso dal padre degli dei, è una creatura dolce e soffice…Pandora!
Volendo fare un dono ad Epimeteo, fratello di Prometeo (colui che aveva
rubato il fuoco per donarlo agli uomini), Zeus decide di dargli in sposa
la ragazza.
Pandora entra nella casa del marito con la dote di un vaso (che Zeus
aveva ordinato categoricamente di non aprire), e per un po’, nonostante
l’esuberanza e le stranezze della prima donna, il tappo rimane
al suo posto, al sicuro da mani e pensieri indiscreti.
Al suo interno scalpitano i Mali del mondo (connotati, rispetto agli
altri personaggi in bianco, da scampoli di stoffa colorata), che si accalcano
per cercare di uscire dalla loro fragile ma inespugnabile prigione di
terracotta.
Dall’esterno, però, l’incarnazione di un altro sentimento
molto diffuso tra gli uomini offre loro l’opportunità di
poter presto invadere il mondo: la Curiosità sa che, presto o
tardi riuscirà ad avere la meglio su Pandora.
E così è: il vaso è aperto e la Terra (nel nostro
caso la platea) diventa il campo di battaglia nel quale imperversano
i mali : la Superbia e la Povertà lottano per il potere, la Gelosia
si contende il primato di sterminatrice più efferata con la Malattia,
mentre il Sospetto cerca di far attecchire i suoi semi anche in Epimeteo.
Unica a esser rimasta imprigionata nel Vaso è la Speranza che,
ovviamente rassegnata ma fiduciosa del fatto di essere dura a morire,
resiste alle angherie alle quali era abituata per la sua poca prestanza.
Tutto sembra perduto, quando Pandora lascia cadere dalle sue mani il
Vaso, che va in mille pezzi…
Lo spettacolo portato in scena questa mattina dalla Scuola Media Statale “Calvino” di
Piacenza, è stato costruito dai ragazzi insieme ad insegnanti
e operatrice partendo dal mito di Pandora; il testo è stato interamente
scritto dai ragazzi nel corso di un ciclo di laboratori di scrittura
creativa, durante il quale anche la Ghirlanda nuziale, il Vaso e i Mali
hanno preso la parola per raccontare la loro verità sull’accaduto,
bilanciando in modo riuscito la narrazione tra espressione corporea e
parola.
Simonetta Sbarbati
GLI ACROBATI
Fogli accartocciati di quotidiani riempiono il palco, immagini di sofferenza
e distruzione vengono proiettate; si narrano storie simili di persone
di epoche diverse, il tema comune è la guerra che con i suoi orrori
distrugge tutto.
Una ragazza si deve sposare e deve preparare il necessario per il lieto
evento.
Alcuni ragazzi confinati nel ghetto di Chelm sono felici del fatto che,
grazie ad una nuova ordinanza, “potranno abbandonarlo e trasferirsi
nelle fattorie a Sud…” o più precisamente campi di
lavoro, d’accoglienza, cioè campi di sterminio.
Partiranno due gruppi. Il primo con indumenti logori e poveri (per obbedire
al volere del loro Rabbino) sembrerà, agli occhi dei nazisti,
una compagnia di acrobati; verranno così reclutati per fare uno
spettacolo per il Führer e tra goffi tentativi saranno umiliati
e scherniti.
Il secondo gruppo partirà con valigie ed oggetti personali: verrà spogliato,
maltrattato. Perirà più volte, una volta ucciso dal gas
dei campi di concentramento e un’altra volta sotto le bombe; solo
un gioco infantile (un, due, tre, stella!), crudelmente riadattato alla
situazione, svelerà che le persone morte sono di posti ed epoche
diverse… del resto, i morti si assomigliano tutti.
Una ragazza si sposa, ha preparato il necessario per il lieto evento
e con un vestito bianco tra le parole di un presentatore con la giacca
piena di lampadine, indosserà l’ultimo accessorio, una cintura
portatrice di morte che la farà diventare una kamikaze.
Che siano acrobati improvvisati, o acrobati nello schivare i proiettili
dei cecchini non importa, la sofferenza, la morte e la distruzione sono
sempre le stesse ovunque e dovunque.
Liberamente tratto dal racconto di Nathan Englander, i ragazzi dell’I.T.I.
di Tortolì (NU) con i professori, hanno realizzato uno spettacolo
a più livelli mantenendo una fluidità nella narrazione,
un’intensità ed una concentrazione elevata. Un buon lavoro
che ha coinvolto il pubblico e a volte lo ha emozionato.
Ethel Margutti
IMPRESSIONI E CONTRIBUTI RASSEGNATI DAI RAGAZZI CHE IN QUESTI GIORNI SONO PASSATI A SERRA SAN QUIRICO
Ecco cos’hanno scritto quattro ragazzi del Liceo Linguistico, Pedagogico, Sociale “Principessa Elena” di Campobasso, andati in scena ieri sera alle 21 con lo spettacolo Dream.
Teatro Miguel…solo il teatro può questo!
- Da dove?
- Campobasso!
- Quanti chilometri?
- Circa quattrocento!
- Ma davvero?
- Ebbene sì! Direttamente dal Molise per un’opera di teatro.
- Chissà di chi sarà stata l’idea…voci di corridoio
dicono di Roberto Sacchetti, sarà il prof.di italiano. Oh, scusate!
Forse è proprio il regista!
- E che hanno messo in scena?
- DREAM
- Wow! Un nome ben augurante. Ma i ragazzi dove sono, magari ci diranno
qualcosa di più…
- Hey, fermatevi!
- Chi, noi?
- Sì.
- Allora siete voi i ragazzi del “Principessa Elena” di Campobasso?
- Avete beccato quelli giusti.
- Giusto un a domanda…di quelle scontate che chi sa in quanti vi
avranno già fatto…che ci dite di questa esperienza?
- Infatti sì, quanto siete scontati………………………..ma
vi accontentiamo. Evitiamo dettagli e commenti e semplicemente ringraziamo
quanti hanno collaborato alla realizzazione di tutto da Campobasso a
Serra S.Quirico. Inoltre diciamo di essere soddisfatti del nostro laboratorio
teatrale perché ci ha aiutati a maturare, riflettere, conoscerci
meglio essendo stata un’esperienza interclasse, in particolar modo
ha dato a tutti la possibilità di cimentarsi nel ruolo di attori
e misurarsi con sé stessi, e non solo…Quanti ‘timidoni’ hanno
cambiato faccia, passando da un estremo all’altro…Forse staranno
ancora recitando ?! Noooooo!!! Che ne dite, può bastare ? Anzi,
un ultima cosa, ‘va bè, Robè?’ Un saluto a
tutti e ricordate: non celate mai i vostri sentimenti, emozioni, pensieri
e non vi nascondete dietro a maschere che vi impediscono di esprimervi
ed essere voi stessi…infondo il teatro è sempre nella ‘porta
accanto’ e poi…solo il teatro può questo!
Angelo Persichilli
La voce del mandolino.
Dagli spettacoli a cui ho assistito nei tre giorni di permanenza a Serra
San Quirigo, ho potuto constatare che spesso si predilige l’utilizzzo
di basi musicali all’esecuzione dal vivo.
Io, per chi non mi avesse notato, sono il “mandolino” in
Dream (Tiz per gli amici).
Mettere in scena uno strumento che per tanti anni ha vissuto a l’ombra
della Chitarra non è cosa da poco… Dopo un sondaggio accurato,
abbiamo constatato che troppo spesso la gente non sa definire il suonatore
di mandolino… Voi, ad esempio sapreste dirmelo? Ecco, lo immaginavo… Ma
quale “mandolinaro”… Il problema sta nel fatto che,
da che mondo è mondo, circolano aneddoti e dicerie d’ogni
sorta su questo strumento. Ad esempio è definito “di compagnia”, è spesso
vittima del razzismo anti-pulcinella, per non parlare poi del fatto che
la sua forma tondeggiante rimanda a curve d’altro genere. Io vorrei
spezzare una lancia a favore del mio compagno d’avventura.
Il mandolino pizzicato
Ha un suono delicato
Con la voce e con i suoni donerà grandi emozioni.
Tiziano e Ilaria.
Alcuni piccoli pensieri dagli alunni della Scuola Media “L.Pacioli” di Follonica (GR) che hanno presentato Gli dei sono tornati lo scorso 12 maggio:
-Nonostante la mia timidezza siete riusciti a far uscire il “leone” che
c’è in me.
-Devo scrivere una sensazione ? Quando si torna ??
-Mi è piaciuto passare tre giorni con voi! Ringraziate il vostro
STAFF
-Questa esperienza è stata bella ed istruttiva. In quest’occasione
abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con un pubblico sconosciuto,
non composto cioè dai nostri genitori e amici. Sicuramente quest’esperienza
la porterò dentro di me nel tempo
-Mi sono molto divertita nel laboratorio che abbiamo fatto, perché è stato
molto particolare ed è una cosa che non capita tutti i giorni.
Mi è servito a combattere la timidezza. Un saluto a tutti.
-Mi sono molto divertita qui alla Rassegna e grazie ad essa ho potuto
passare tre giorni eccezionali e conoscere meglio i miei compagni. Ciao!
-Per me quest’esperienza è stata molto bella, e sicuramente
utile per affrontare il palcoscenico e anche per mantenere il gruppo
unito. Per me è l’ultimo anno ma posso dedurre che questa
esperienza è stata MERAVIGLIOSA.
-L’esperienza è stata bellissima, da ripetere e anche l’accoglienza è stata
efficiente. Vi ringrazio.
-Vi volevo ringraziare per questi tre giorni passati in piena allegria.
Spero tanto che un giorno ci possiamo rincontrare per rivivere ancora
insieme le sensazioni e le emozioni di una giornata come quella di oggi.
Mi sono molto divertita quando abbiamo cercato [nel laboratorio, n.d.r.]
di interpretare al meglio gli elementi che più ci avevano colpito:
in questo caso io ero l’acqua.
-A me questa esperienza è piaciuta molto per l’organizzazione
e per le divertenti, anche se in qualche punto serie, recite.
Lo Spettatore
Lo spettatore, colui che partecipa e condivide, fa dell’esperienza
dello sguardo, un’esperienza di fortissima empatia, percettiva
e psichica.
Noi abbiamo indebolita la nostra coscienza nel vedere ed è il
teatro che la mantiene vigile.
Si, perché vedere significa fondamentalmente mettere in relazione
ciò che si vede con ciò che si sa e con ciò che
si pensa. Vedere non è fotografare con gli occhi. Il cinema, la
fotografia, hanno, alla fine dei conti, stabilizzato l’idea cinquecentesca,
del “punto di vista”, l’idea di un uomo al centro del
mondo, a cui derivano i tanti punti focali.
È
l’assioma della prospettiva rinascimentale, io sono qui e guardo
lì.
Ma il teatro non è così, a teatro sei “dentro” il
teatro, c’è una dimensione spaziale formalizzata, d’accordo.
Ma tutto il sistema si basa sull’empatia, una circolarità delle
tensioni che ti avvolge (quando va bene).
DA TORINO A SERRA…
La segreteria dell’ATG, nella piazzetta centrale di Serra, è sempre
più affollata: insegnanti in cerca di informazioni; giubbini Staff
in coda per usare il computer; fauna locale che chiede insistentemente
di poter usare il bagno…la povera Lorella, non ne può più,
e a poco bastano le sue grida da segretaria per mantenere l’ordine
nei pochi metri quadrati della stanzetta.
Ma questa mattina: sorpresa! Non c’era il solito Staff-bivacco
ma nientepopodimenoché due simpatiche responsabili dell’Uffico
Adolescenti del Settore Gioventù del Comune di Torino.
Che ci facevano le due bencapitate in mezzo al monte di scartoffie che
neanche Messner (ma l’impavida Lorella sì)?
Rosanna Balbo e Dana Nycz, questi i loro nomi, si sono arrampicate su
per le strade serrane per proporre una collaborazione fra la nostra amata
Rassegna ed un’iniziativa del Comune di Torino, chiamata Scuola
Super Oltreconfine. Si tratta di un progetto attivo fin dal 1997 che
propone ai gruppi scolastici che vogliono aderirvi un tema che varia
di anno in anno (il tema dell’edizione 2003 era Mondo reale, mondi
d’invenzione), sul quale organizzare performance. Tra i vari gruppi
ne vengono poi segnalati alcuni per partecipare a scambi nazionali ed
internazionali. E cosa c’è di meglio della R.N.T.S. di Serra,
per avviare una proficua collaborazione?
In attesa di ulteriori sviluppi…speriamo di poter stappare al più presto
una buona bottiglia di Barolo insieme!
Simone Sbarbati