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Siparietto XXI R.N.T.S. Serra San Quirico

DESCRIZIONE DI UNA BATTAGLIA

Va in scena Eschilo…riadattato dai ragazzi dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Antonietti” di Iseo (BS)! Musiche indiane, classiche, marocchine, rock, per raccontare la tragedia dei Persiani, massacrati a migliaia dagli Ateniesi.
Mentre sul palcoscenico la regina si domanda, affranta, perché suo figlio Serse abbia deciso di condurre il suo popolo alla conquista della Grecia, dalla platea-campo di battaglia arriva un messaggero. È ridotto male. In lui la felicità di toccare di nuovo il suolo natio, e l’infinita tristezza di dover annunciare per primo l’immane dolore: la disfatta dell’esercito Persiano.
La regina, preoccupata per la sorte di suo figlio, viene a sapere che forse egli è ancora vivo, mentre le donne attorno a lei gridano a Serse come al maledetto che a svuotato la Persia di valorosi combattenti per portarli alla morte.
Intanto, invocato da tutti, dall’oltretomba giunge Dario, che chiede il motivo di tanta sventura. Venuto a conoscenza dei fatti, egli ipotizza che sia stato un demone potentissimo a far perdere il senno a Serse e si scaglia contro l’ambizione che ha divorato il re dei Persiani. Distruggere i luoghi sacri agli dei in luogo di Atene è stato un sacrilegio che gli stessi dei hanno punito. Adottando il punto di vista degli Ateniesi Dario insegna infine al suo popolo, sconfitto nelle forze e nell’orgoglio, a non farsi accecare dalla sete di conquista, prima di tornarsene nell’Ade.
Troppo fedeli alla tragedia originale, i ragazzi di Iseo hanno osato poco, non riuscendo ad approfondire un percorso che, con l’ausilio delle musiche, avrebbe forse voluto modernizzare l’opera. Ne è risultato uno spettacolo troppo diluito che mancava di momenti di reale intensità (si sarebbe potuto lavorare di più sulle parole del messaggero e sull’arrivo di Dario).
Simone Sbarbati

DON GIOVANNINO INFORNATO

Dalle assolate strade serrane ai biondi campi di grano sardi, per raccontare la favola di un giovane e sfaticato orfano che fece dell’eredità lasciatagli dai suoi genitori letteralmente la sua vita: il forno di famiglia divenne infatti, la sua unica fonte di reddito nonché…casa sua!
Tra pisolini fuori programma e infornate di pane che gli fruttavano un terzo del prodotto, le giornate scorrevano sonnacchiose e tranquille per Don Giovannino Infornato, con l’unico svago rappresentato da “momenti ispirati” di alta poesia pastorale e dolci serenate.
L’unica cosa che mancava, a dirla tutta, era una bella ragazza con ricca dote al seguito da sposare; a questo cerca di porre rimedio una volpe che, per aver avuto salva la vita, si impegna a portargli l’inconsolabile figlia del re.
Il ‘furbo’ animale si reca come ambasciatore a corte e descrive alla bella e infelice principessa il nostro Don Giovannino come un facoltoso e prestante possidente( dall’ineguagliabile fisico agro-pastorale!), facendola innamorare sul colpo; di fatto però i terreni dei quali la volpe parlava erano di proprietà dell’orco Ciccittu (sempre orco, ma goffamente fifone) e c’era il pericolo che la promessa sposa, una volta svelato l’inganno, non l’avesse più voluto.
Grazie all’intercessione della volpe tutto si muove verso il lieto fine: vittima di un’ incantesimo , aveva riacquistato le sembianze di principessa solo dopo aver fatto diventare ricco l’uomo più povero del mondo, questo grazie alla dote dell’orco della quale era erede.
L’Istituto Comprensivo Scuola Elementare di Benetutti (SS) ha portato sul palcoscenico della R.N.T.S. uno spettacolo piacevole e divertente, segnalato dalla rassegna di Carloforte (CA).
Scavando nelle tradizioni rurali sarde, la narrazione è infarcita di canti e balli popolari; buona presenza scenica dei tanti bambini sul palco (sempre a loro agio, anche aspettando con naturalezza che il compagno desse la battuta alla quale agganciarsi) che ad un certo punto si sono anche scambiati le parti, senza far calare l’attenzione e il coinvolgimento del pubblico, grazie anche ad una selezione di brani musicali coinvolgenti e ritmati. Simonetta Sbarbati

GATTI??

Chi ha lasciato la porta aperta ? Oddio! È scappato il gatto!
Stefano, gatto di casa belloccio e spiritoso ma un po’ imbranato, incuriosito dal mondo strano che si muove fuori dalla sua finestra, decide di provare la vita di strada. Stanco della sicurezza di pasti buoni ma finti come quelli della tv, scende per le vie della città, dove una banda di gatti lo circonda, prendendolo in giro. Il capo della banda, un peloso gatto rosso fuoco, lo intima ad andarsene al più presto perché:
1- è diverso da loro;
2- il loro territorio è ben segnato (basta sentirne l’odore!!).
Convinto da alcune gattine un po’invaghite del nuovo arrivato, il capo lascia che Stefano stia un po’ lì con loro, e la banda, spontaneamente, si presenta. Tra di loro anche altri gatti di casa diventati randagi, che ora girano il mondo e raccontano storie a ritmo di rap. Per Stefano arriva però il momento di tornarsene al suo tepore casalingo dato che, tutt’a un tratto la sua padrona lo chiama.
Incuriosite, alcune gattine di strada lo seguono, e si mettono a spiare le amiche di Stefano che, vanitose ed annoiate, stanno ad ascoltare l’avventura appena capitatagli. Una delle gatte di casa è poi un’ex-randagia, che si combatte tra il rinnegare la sua vita passata ed una certa nostalgia per i chiari di luna, le azzuffate, il gran divertimento che c’è giù in strada.
Incuriosite dai racconti di Stefano, scendono tutte nel vicolo ed incontrano la banda del gatto rosso. Dopo una sfida a colpi di danza tra i due gruppi, i gatti si trovano a dover scegliere tra una vita con più comodità ma meno emozioni e la vita di strada, difficile, ma sicuramente più divertente, nella piena consapevolezza di essere comunque tutti uguali, in quanto tutti con una coda, i baffi, le zampe…
E adesso immaginate che i protagonisti di questo spettacolo non siano gatti, dice una di loro…e tutti si tolgono la maschera.
I ragazzi della Scuola Media “G.Randaccio” di Monfalcone (GO) hanno affrontato la difficile sfida di costruire una sorta di musical con evidente impegno e divertimento. Tuttavia, lo spettacolo, seppur piacevole e ben costruito, non ha convinto del tutto, risultando a tratti un po’ piatto, nonostante un buon testo (scritto da alunni e professori), su un tema importante come la diversità.
Simone Sbarbati

ESERCIZI DI LETTURA

Questo pomeriggio l’Istituto sperimentale “Rinascita-Livi” scuola media di Milano ci ha presentato lo spettacolo dal titolo “Esercizi di lettura”. Il lavoro è composto di un unico atto diviso in cinque quadri ognuno dei quali affronta il tema della lettura e del rapporto dei ragazzi con il libro. La “legge” della società odierna ci ha imposto la televisione, la velocità, la perdita di una sana attività di pensiero: elementi che rischiano di farci perdere quei momenti che ci permettono di essere liberi e di sognare.
Gli uomini possono trovare giovamento entrando in una “bibliofarm”(parodia delle beauty- farms) dove ci si cura con la lettura o semplicemente si può leggere alla fermata di un autobus che non arriva mai: il perdersi tra le righe di un libro aiuta a passare il tempo in modo diverso. “L’allergia” alla lettura si può curare cominciando a gustare quei piccoli riti del tipo: troviamo la “posizione ideale” per chinarci sopra le pagine stampate e chiudiamo, per un attimo, le porte della dimensione quotidiana che ci distrae. I ragazzi hanno citato frasi di grandi scrittori come Tasso e Pennac e ognuna di esse racchiude l’invito al silenzio e alla riflessione sulla libertà che non incatena la mente di chi scrive e legge. Il lavoro è il risultato del laboratorio di improvvisazione e i ragazzi sul palco si sono assai divertiti. I quadri di cui è composto lo spettacolo, a volte, sono risultati un poco statici.
M.Cristina Memè

CHE COS’E' IL TEATRO DELLA SCUOLA?

Difficile darne una definizione precisa, il Teatro della Scuola è… è… che cos’è?!??
Rullo di tamburi… Oggi è:


15. ‘Figata’
16. Una scommessa
17. Un impegno
18. …perché no?
19. Un’esperienza da provare
20. Un emozione
21. Un mondo sconosciuto che vorrei esplorare
22. Un’opportunità preziosa
23. …crescita in corso!
24. L’unione di due mondi diversamente emozionanti ma ugualmente interessanti
25. Possibilità di esprimere quello che ho dentro
26. Educazione trasparente
27. Anche se ho vergogna posso mettermi in mostra

MAYDAY - TERRA CHIAMA OPERATORI!

Non c’è chi non li abbia mai visti, sono in mezzo a noi tutto il giorno, indaffarati come noi, come noi vivono la rassegna…ma sono come noi?
Chi può dire di conoscere ciò che passa per le loro menti, che come un lampo attraversa neuroni sempre super-impegnati? Che lingua parlano [facciamo una prova: ??????…capito??] ? Cosa pensano di quello che vedono accadere su e giù dal palcoscenico durante la Rassegna tutta ? Con quale bagaglio arrivano a Serra e cosa contiene la valigia con la quale tornano a casa [e il bucato lo fanno ?] ? Perché fanno rumore soltanto quando se ne vanno ?
la redazione

POSTA

CIAO UFFICIO STAMPA DEL SIPARIETTO! COME VA Lì A SERRA? VI SCRIVO SOLO PER UN SALUTINO… MI MANCATE TANTISSIMO! VOGLIO TORNARE. SONO STATA TROPPO BENE… SPERO TANTO DI TORNARE PER LA FESTA FINALE,
VI FARO’ SAPERE!
IL MIO RIENTRO E’ STATO TRAUMATICO, TRISTISSIMO!… MA LASCIAMO STARE!
TENETEMI AGGIORNATA SULLE NOVITA’ MI RACCOMANDO! SCRIVETEMI! UN BACIONE A TUTTI: STAFF, OPERATORI, BRERINI.
IRENE – BRERA -

SALOTTO INSEGNANTI

06/05/03: E’ finito lo spettacolo di Iseo (Bs), la gente si alza, i ragazzi delle varie scuole in gruppi compatti ed omogenei si spostano nel teatro tra le file di sedie, alcuni ballano altri, forse più timidi guardano e scrutano.
Dovrebbe esserci il salotto degli insegnanti, almeno è così che mi hanno detto, mi guardo intorno e vedo una signora che tutta sorridente canticchia un motivo degli Articolo 31, è la prima insegnante che vedo. Ci scambio due chiacchiere, viene da Milano; poco dopo ci raggiunge la sua collega che curiosa mi chiede qualche informazione. Io ne so quanto loro. Arrivano Massimo Furlano (operatore teatrale) e Rolando Tarquini (coordinatore degli operatori) con altri insegnanti, nessuno sa bene cosa fare e dove andare, proviamo a sederci nell’atrio del teatro-palestra ma il rumore della musica, le voci dei ragazzi e il via vai di gente innervosisce e disturba. Decisione. Si esce tutti in giardino, un paio di sedie e basta, l’importante è trovare un posto per fare due chiacchiere in tranquillità.
Ci sediamo vicino all’ingresso, i sorrisi di cortesia, timidamente accennati l’uno con l’altro, sono schiacciati dalle acute voci dei “loro ragazzi” che entrano ed escono, un paio chiedono qualcosa alle “loro prof.” e poi scappano chissà dove. Finalmente un po’ di calma: si inizia.
Massimo con la sua voce bassa e pacata lancia una domanda “che cosa vi aspettavate di trovare qui alla Rassegna?”.
Parla “Ferrara” (due insegnanti, con gli alunni hanno proposto lo spettacolo in piazza ieri pomeriggio “Epifanie di Guerra”) sono molto curiose, vogliono sapere come sono arrivati qui a Serra gli altri professori con degli spettacoli che richiedono un impegno economico e di tempo elevato, loro fanno attività laboratoriali il pomeriggio e non hanno appoggio pieno da parte della scuola, interrompe un operatore di Ascoli Piceno (stasera ci sarà il loro spettacolo, “Giovani corpi senza briglie”) si definisce un “pioniere” nel sistema scolastico, c’è un lavoro sovrumano; con il teatro si possono recuperare situazioni di disagio l’importante è dare ai ragazzi tanta energia. Per lui, operatore che da anni fa questo lavoro, lo spettacolo non è la cosa più importante, è il percorso che conta… nascono espressioni strane sulle altre facce, Rolando interviene, la sua idea è che tutte le fasi della costruzione ma anche lo spettacolo sono importanti, tutto si trasforma in un momento importante di confronto e di apertura verso l’esterno da parte dei ragazzi. Tutti sono d’accordo, le insegnanti della scuola media sperimentale di Milano prendono la parola, la loro scuola ha un programma che prevede due - tre ore di teatro la settimana, lavorano senza operatori perché in passato non si sono trovati bene, preferiscono gestire loro la cosa facendo corsi d’aggiornamento. I loro laboratori-lezioni nascono dalla collaborazione tra vari insegnanti che portano una classe dalla prima media fino alla terza media creando così un gruppo che possa crescere assieme, infatti dicono che non riuscirebbero a lavorare con un progetto interclasse pare loro possa essere non adatto all’idea di teatro scuola.
Non è d’accordo l’operatore di Pordenone (Liceo Scientifico Statale, hanno già fatto lo spettacolo tre giorni fa “Sei personaggi in cerca di autore”) lui lavora con ragazzi che autonomamente hanno deciso di partecipare ai suoi laboratori tenuti all’interno della scuola e si trova bene con questa formula. Il teatro ha funzioni educative infatti viene presentato un progetto teatrale che deve essere approvato dal consiglio d’istituto, nasce così un laboratorio preparatorio in un prima fase, e nella seconda l’allestimento dello spettacolo.
Timidamente la professoressa di Iseo (Bs) prende la parola, lei ha iniziato una decina di ani fa a tenere corsi di lettura espressiva per i ragazzi che non erano in grado di leggere una poesia con sentimento ed interpretazione. Senza esperienza di nessun tipo si è buttata e, con il tempo, con i ragazzi e la voglia, è riuscita a continuare questo progetto, basato comunque principalmente sulla parola. Ribadisce il fatto che il teatro è utilissimo per le persone con disagi o che semplicemente hanno difficoltà a scuola, tutti imparano a socializzare e ad integrare realtà diverse, nel suo gruppo ci sono infatti una ragazza argentina ed una croata.
E’ opinione comune di tutti l’importanza del teatro nella scuola che deve unire la tecnica teatrale alla pedagogia cioè trovare un obbiettivo formativo comune tra gli operatori (che provengono da una formazione prettamente teatrale) e gli insegnanti (hanno competenze pedagogiche) , solitamente queste figure tendono a scontrarsi su questo delicato terreno coltivato dai ragazzi, il Teatro.
Tra due universi paralleli d’idee e pensieri, gli insegnanti e gli operatori, richiamati dagli urletti dei “loro ragazzi” hanno salutato confermando l’utilità e l’interesse di questo confronto.
Anche oggi ho finito, mi dirigo verso i miei amici chiedendomi se qualcuno di loro ha scoperto cose nuove, ha cambiato idea su qualcosa o se, semplicemente, i professori si fideranno più degli operatori teatrali e viceversa… in fondo non si può trovare una formula perfetta per fare il Teatro della Scuola, tutto cambia, dipende dalla scuola, delle possibilità economiche, dai ragazzi e da una infinità di altre cose, l’importante è che non manchi mai il carburante cioè il desiderio di comunicare.
Ethel Margutti

LA BIOMECCANICA DI MEJERCHOL’D

Il teatro di Santa Maria, nei giorni della R.N.T.S., diventa un piccolo tempio dell’azione, del fare, dove scuole provenienti da tutta l’Italia mettono in scena, aiutati da un operatore interno alla Rassegna, brevi esperimenti di teatro.
Ieri pomeriggio gli iperattivi ragazzi del Liceo Scientifico “M.Grigoletti” di Pordenone (che durante i loro ben cinque giorni di permanenza a Serra San Quirico oltre allo spettacolo Sei personaggi in cerca d’autore andato in scena domenica scorsa, si sono anche esibiti nell’ambito di un’Officina) hanno regalato ai pochi spettatori presenti un piacevole fuori programma, con una interessante dimostrazione sulla biomeccanica di Mejerchol’d.
Con l’ausilio di un video, hanno spiegato le caratteristiche essenziali della tecnica teatrale inventata dal maestro russo (vissuto a cavallo del Novecento), illustrando le fasi in cui la biomeccanica scompone ogni movimento del corpo. Partendo dal dato fisico si realizza una trasposizione teatrale dell’azione, che non ha più niente a che fare con la realtà.
I ragazzi di Pordenone hanno creato un breve spettacolo in cui lo shakespeariano Otello, interpretato di volta in volta da attori che si scambiavano il ruolo, uccideva la sua Desdemona, anch’essa interpretata da più ragazze, a turno. Mentre i dialoghi erano uguali all’originale, ogni movimento veniva interpretato secondo i dettami della biomeccanica, enfatizzando così il fattore corpo in una delle scene più famose e dense d’emozione del teatro di tutti i tempi. Alla fine dell’esibizione, i ragazzi hanno però voluto ricordare che la biomeccanica non è uno spettacolo in sé, ma soltanto un utile training di preparazione.
Simone Sbarbati

EPIFANIA DI GUERRA

L’I.T.I.N. “Copernico” di Ferrara ieri pomeriggio ha eseguito una performance per strada, più precisamente nella piazzetta di Serra. È uno spettacolo che esula dalla Rassegna, la scuola ha voluto presentarcelo lo stesso, anche se non hanno fatto in tempo a .
Il tema trainante dello spettacolo è la sofferenza e la devastazione dell’uomo, della cultura e dell’innocenza più pura durante il periodo della guerra; una chitarra elettrica si trasforma in una melodia semi-ipnotica, la musica si fa tramite sonoro delle emozioni dominanti sulla scena-strada.
Una molteplicità di facce e storie diverse accomunate dalla voglia di libertà di riscattarsi dall’oppressione visibile o invisibile che avanza come un gioco a molla caricato dalle grida inascoltate della gente.
Donne che difendono il loro futuro, i loro bambini, spronarti a farsi sopraffare dalla paura che come una scia le bombe lasciano nell’aria. Si deve lottare, sperare.
Sicuramente un esperimento interessante che ha mostrato un altro aspetto delle potenzialità comunicative del Teatro-Scuola, di uscire e farsi conoscere anche in realtà diverse senza le assi del palcoscenico.
Simonetta Sbarbati & Ethel Margutti

I ragazzi del Liceo Scientifico “M. Grigoletti” Pordenone, prima di tornare a casa, ci hanno lasciato questo messaggio:
“ … perché sul palco noi vogliamo essere musica senza suono, marionette senza fili, attori senza imposizioni; vorremmo bastare per emozionare, per creare anche solo un punto di domanda o un segno indelebile nelle vostre menti… o nei vostri nasi: teatro è anche sudare e puzzare in compagnia!
Per noi Serra è la somma di tanti piccoli particolari: mattoni a vista, salite e discesa, lunghissime scalinate, i portachiavi [collarini n.d.r.] dello staff, energici laboratori e officine creative, i corridoi del K3 e poche ore di sonno…
… ma Serra è soprattutto la voglia irrefrenabile e indescrivibile di tornare. A Serra da attori si viene una volta sola nella vita, se si è fortunati, due.”