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5 maggio Siparietto XXI Rassegna Nazionale Teatro Scuola Serra San Quirico

SEI PERSONAGGI IN CERCA DI AUTORE

Il Liceo Scientifico “M.GRIGOLETTI” di Pordenone (l’anno scorso già presente alla rassegna per aver vinto il Premio del buon ritorno) quest’anno ci ha proposto Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello.
In un teatro ci sono degli attori vestiti di nero con il volto dipinto di bianco che stanno provando l’opera Così è se vi pare (sempre di Luigi Pirandello), sotto la direzione di un regista che interviene correggendo i loro errori.
Nel bel mezzo delle prove sbucano sul palcoscenico sei persone, che desiderano parlare urgentemente con il regista affinché venga messa in scena la loro terribile e straziante storia. Sono alla ricerca di qualcuno che li renda vivi nella finzione di un dramma.
Tra attori e personaggi inizialmente non corre buon sangue: insofferenti gli uni degli altri si punzecchiano e si scherniscono, il dramma che piano piano verrà rivelato unirà i due gruppi.
La storia è quella di una donna addolorata che vede la propria famiglia disfarsi davanti ai suoi occhi: prima il marito la abbandona per anni poi, in un bordello, una sera l’uomo trova la propria figlia che si prostituisce ma non la riconosce immediatamente.
Alla fine le due creaturine, muoiono di morte violenta, scuotendo l’animo del regista, degli attori (ormai assorbiti completamente dalla storia) della sorella, del fratello maggiore, del papà e della mamma stessa.
Sei vite pensate da uno scrittore, che hanno bisogno di essere raccontate per acquisire senso. Perché ciò accada, però, devono essere messe in scena da un autore che riesca
a farlo.
Si è apprezzato la scenografia semplice ed essenziale e l’energia presente in un gruppo molto affiatato, penalizzato, a volte, forse da un testo troppo lungo.
Ethel Margutti

OLTRE LE NUVOLE

La vita è per sognare, chi non ha mai staccato i piedi da terra non conoscerà fino in fondo il significato della libertà di essere se stessi …
La scuola media “D. Alighieri” di Selargius (CA) ha macinato un bel po’ di chilometri di terra e mare per venire a presentarci il loro spettacolo, segnalato dalla Rassegna di Carloforte (CA).
Sul palco le scelte difficili di un giovane gabbiano che capisce di non poter continuare a “sopravvivere” come tutti gli altri dello stormo, impegnati ogni giorno della loro vita a cercare cibo, soltanto cibo senza coltivare sogni o aspirazioni.
Così il nostro inesperto volatile (che chiameremo Jonathan) scopre la passione del volo e da quel momento il suo unico scopo nella vita diventerà quello di arrivare dove nessun altro gabbiano aveva osato e cimentarsi in pericolose evoluzioni aeree.
Non importa se gli altri uccelli lo prendono in giro e cercano di distoglierlo dalle sue pazzie, dall’alba fino al tramonto lui prova e riprova, nonostante non si senta capito da nessuno; finché trova altri gabbiani come lui che accettano di seguirlo e lottare per il “volo perfetto” sostenuti dalla brezza benevola del mare.
Uno spettacolo essenziale ed equilibrato, frutto di una attività laboratoriale realizzata a scuola con i ragazzi sulla tematica della accettazione delle diversità e dello sviluppo della personalità libero da condizionamenti e paure, perché l’impossibile non esiste se i crede nei propri sogni.
Partendo da spunti interessanti, la messa in scena e il coinvolgimento hanno stentato a decollare, dando l’idea che la parola e il corpo abbiano lasciato in sospeso un discorso che, approfondito, avrebbe permesso di sviluppare il tentativo intrapreso di rendere la narrazione corale e partecipata.
Simonetta Sbarbati

PER UN PO’DI CIOCCOLATA

Seduti ai loro banchi immaginari, in una classe grande quante l’intero palcoscenico, i ragazzi della Scuola Media “Manuzio Bellini” di Mestre (VE) interpretano loro stessi, le loro chiacchiere, gli scherzi, mentre il coro sottolinea ed enfatizza ogni parola, esagerandola o cantandoci sopra, magari con un jingle da pubblicità.
Protagonisti della storia, scritta dagli alunni, Alessandro e Bea, innamorati ma imbranati, e con i maledetti laboratori (come quello, odioso, di ceramica) che continuano a dividerli.
Sarà poi un ballo, organizzato dai loro amici, a farli finalmente stare un po’ da soli!!
Senza l’ausilio di alcuna scenografia, i ragazzi di mestre si costruiscono oggetti, spazi ed ambientazioni con movimenti e coreografie: il palcoscenico diventa così, di volta in volta, aula scolastica, autobus per andare in gita ad Urbino, pista da ballo.
Sebbene alcune parti siano state sviluppate poco (ad esempio l’ausilio, in certi punti, di un linguaggio di tipo televisivo) lo spettacolo è ben riuscito grazie alla capacità dei ragazzi di trasmettere al pubblico, soprattutto nella prima parte, la sensazione di stare divertendosi un mondo ad interpretare una versione eccessiva di sé stessi.
Simone Sbarbati

OFFICINA

Oggi il liceo scientifico statale “M.Grigoletti” di Pordenone, ha effettuato un’officina con Francesco Antonini basando l’intero lavoro sulla musica, il movimento ed l’interpretazione.
Arrivo prima, ci sono ancora le prove.
I ragazzi sono preoccupati per via dei soliti cambiamenti dell’ultimo minuto. Vedo nei loro occhi la voglia di fare un bel lavoro, le loro voci si confondono tra i rumori dei passi delle Brerine (Mara e Elisa ) e gli strappi di nastro adesivo che dovrebbero rattoppare una regina infortunata, somma di fogli accartocciati e bastoncini lunghi e dondolanti. Sarà ombra avvolgente su tutto.
Scatto qualche fotografia.
Mi accorgo che gestiscono da soli le prove. Autocontrollo e serietà. Un puzzle di movimenti e sguardi, solo semplice emozione e loro ne mettono tanta. La sento nella stanza che è semibuia, mi danza intorno.
Due o tre voci dall’esterno, gli spettatori entrano… lo spettacolo è tutto per loro.
Stasi, un movimento, la copia esatta, una simmetria calcolata e piccoli semplici sguardi di sfida. La battaglia è iniziata, una parola chiara e decisa ed una mossa di un corpo/pedina vivo, il meccanismo è partito e niente potrà arrestarlo, solo la disfatta di uno dei due porterà la fine di tutto.
Il corpo diventa arma e scudo, si è padroni e marionette l’uno dell’altra, non esiste il primo senza il secondo. Ricercare la propria libertà per uno, ricercare l’oggetto perso per l’altro. Ricercare la rivincita per uno, ricercare la salvezza per l’altro. Unione. Due diventa uno, immagine speculare di se stesso… mutare nel riflesso dell’altro. Uno diventa tutti, il gruppo, l’ascolto, il movimento la velocità e poi ancora la stasi, pausa fragile prima di una nuova battaglia.
Ethel Margutti

DIRE, FARE…VEDERE

Dopo l’orecchio e l’ascolto, la vista è protagonista: prosegue e si concretizza il Progetto “VADO,VEDO,RACCONTO” che è un invito rivolto alle scuole della provincia di Ancona ad assistere agli spettacoli della Rassegna e proseguire insieme ai loro insegnanti dei percorsi in classe e, perché no, pensare di spostarli su un palco.
Questa mattina i ragazzi della IIIA e IIIB della Scuola Media “Palazzi” di Arcevia sono tornati a Serra per portarci i primi frutti del loro lavoro sulla visione (domenicale, ragazzi&insegnanti volenterosi!) dello spettacolo “Agamennone” portato in scena dal Liceo Classico “Gulli e Pennisi” di Acireale e della officina teatrale ‘il corpo delle ombre ’ condotta il 27 aprile dall’operatore teatrale Gennaro Ponticelli.
I ragazzi hanno lavorato sulla visione in due momenti, prima si sono costruiti una sorta di mappa concettuale per analizzare meglio tutte le parti dello spettacolo (i parametri erano luci, scenografia, sceneggiatura, linguaggio, costumi, musica, voci…) e poi hanno ripercorso mentalmente, a occhi chiusi ma con gli occhi della mente e delle emozioni ben aperti, ciò che hanno provato e le cose che più sono rimaste ad ognuno.
Arrivati con un bel po’ di materiale cartaceo, gli abbiamo chiesto di selezionare tra i loro scritti quelli che ritenevano più significativi ed esplicativi delle emozioni che avevano provato e percepito venire dal palco e quelli che in generale riuscivano a comunicare più efficacemente anche a chi non aveva assistito alle performance.
Ecco quello che è Luca, Alessio, Luana e i loro compagni hanno lasciato al Siparietto:

“Innanzi tutto Agamennone era molto poco comprensibile e adatto a noi; avrei potuto capire meglio questo spettacolo con una eventuale spiegazione (…)penso che la recitazione sia stata adeguata a questo tipo di spettacolo che è la tragedia(…)nel complesso la storia mi è sembrata incomprensibile” Alessio , IIIB
“ Agamennone, uno spettacolo troppo difficile per quattordicenni.
Mentre i personaggi parlavano, gridavano, non riuscivo a capire ogni singola parola; forse questa difficoltà deriva dall’apprendimento della pronuncia degli attori o per parole , per me ignote, pronunciate in greco.
Le voci degli artisti a volte “tremavano”, ciò che le facevano vibrare era quella sensazione chiamata emozione che ti avvolge e ti “sigilla” lo stomaco.
Le luci mi hanno colpito maggiormente, erano affascinanti e romantiche, dai colori caldi. Oltre alle luci mi sono piaciute le esecuzioni di ballo accompagnate da musiche sempre diverse.
Consiglio la visione di questo spettacolo ad un pubblico adulto.” Luana, IIIA

“Colori, quelli della pace, un tendone di velluto rosso, tante sedie. Il sipario si apre, una musica di disagio, di guerra. Tanti ragazzi più grandi di me, sono curiosa. Guardo lo spettacolo, ma perché non riesco a capire ciò che fanno e il loro modo di esprimersi…è una tragedia classica… ”Quella musica” mi fa tornare in mente il mio spettacolo; l’abbraccio, l’addio, i miei compagni…tutti quei ricordi mi affiorano alla mente” Flavia, IIIA

OFFICINA
“ Mi sarebbe piaciuto essere la ragazza che leggeva con la luce della candela a fianco. Quella ragazza non è diversa da me perché credo che abbia provato le mie stesse sensazioni, cioè paura e timore.” Luca, IIIB


“ Colori, giallo, rosso arancione…buio, ombre, giochi di luci. Troppo lontano, troppo lontano da me…mi sento a disagio, non comprendo, non capisco…ragazzi più grandi, più maturi, comunque ragazzi che si emozionano, e lasciano passare ciò che provano. Era così grande le bravura di quella ragazza vestita di bianco…disperazione, tormento.
Dietro a quel lenzuolo si nascondeva l’adolescenza, il crescere, le ombre e i sentimenti. Non mi intimorisce quel mondo sempre più vicino a me. La musica mi ha fatto ripercorrere ciò che sono stati gli ultimi mesi di laboratorio teatrale. Quei piccoli grandi attori avevano paura di sbagliare, di esser giudicati, e di conseguenza di non essere stimati.” Luana,IIIA
“ Gioco di ombre, una torcia, musiche tristi. Questo spettacolo lo sento più vicino a me forse perché quello che ho fatto io insieme ai miei compagni era simile. Hanno provato le stesse emozioni che ho provato io?…” Flavia, IIIA
“ Le luci, le parole, mi ha colpito tutto.
L’ombra dietro il lenzuolo ero io, quelle erano le mie sensazioni, quelle sensazioni che ho già provato e che proverò ancora quando sarò più grande; quelle sensazioni che si provano in tutta la vita, sempre più forti.” Serena, IIIA

TRA FARE E VEDERE
“ Vedere è come fare, fare è coinvolgere e vedere è essere coinvolti ; vedendo ti ritrovi a fare, con la tua mente, con loro.” Serena, IIIA
“ Fra fare e vedere c’è una grossa differenza perché quando si fa lo spettacolo si pensa a far passare delle sensazioni , mentre vedendolo solamente si colgono alcune impressioni che possono essere diverse da persona a persona.” Alessio, IIIB
“ Ho visto qualcosa che non immaginavo di aver fatto.” Marco, IIIB

La segretaria dà…i numeri

1994-2003
XII edizione - XXI edizione
Per complessive 205 giornate di Rassegna
550 scuole che hanno rappresentato
circa 1000 contatti telefonici avuti
circa 100 insegnanti ai quali oltre alla voce sono riuscita a dare un volto
circa 20 spettacoli visti (un pò pochini, giustificati però dalla segregazione in segreteria)


Associazione Teatro Giovani … buongiorno sono Lorella e questa per me è la mia decima Rassegna.
Scrivo solo ora perché oggi la Rassegna compie il suo giro di boa e mi auguro di concludere insieme a tutti voi anche questa edizione. Quelle sopra sono le cifre che hanno contrassegnato il lungo cammino del mio lavoro di segreteria dal lontano 22 febbraio 1994 fino ad oggi.
Mettono paura? No… riguardandole suscitano in me ricordi piacevoli. Il tempo è passato in fretta: se mi volto indietro ricordo ancora l’ansia e la paura d’iniziare questo nuovo lavoro, l’impatto con una realtà a me completamente sconosciuta poi via via sostituite da un profondo interesse per ciò che di nuovo apprendevo, per quello che, anche dal mio lavoro, pian piano prendeva forma.
Rimpianti? In linea di massima no… ho sempre cercato di dare il massimo della disponibilità mettendo il “cuore” in tutto ciò che mi si chiedeva di fare.
Ho conosciuto tante persone che in questo lungo cammino mi hanno dato tanto e a cui spero di aver dato qualcosa anch’io. Ricordo tutti (non per niente mi chiamano il computer vivente dell’ATG) e ringrazio tutti.

In particolare però una persona che con poche, semplici e dirette parole 10 anni fa mi ha aiutato a superare le mie paure e che in tutti questi anni si è dimostrato più che un superiore un grande AMICO.

Lorella Serini

LENTE D’INGRANDIMENTO

Ieri dopo lo spettacolo delle ventuno, abbiamo festeggiato il primo compleanno del Teatro della Scuola in Italia. Tutti i componenti dello STAFF, buffamente travestiti da rappresentanti del mondo della Scuola e del Teatro, hanno simulato prima una lotta tra i due gruppi (il gruppo Scuola e il gruppo Teatro) poi un’unione sottolineata da una musica dolce e allegra. Da questo simbolico incontro è nato TIGì. TIGì è la mascotte che rappresenta L’UNIONE del Teatro con la Scuola: ciò significa riconoscere come centrale la questione della formazione teatrale nelle scuole: i docenti, gli operatori, i ragazzi si incontrano grazie a uno strumento didattico straordinario. Gli organizzatori della Rassegna hanno voluto condividere questo momento di grande festa con gli spettatori della sala. Quanto il pubblico presente ha recepito l’importanza di tale evento? Sarebbe interessante trovare un ulteriore motivo di dialogo e confronto per crescere insieme.

Maria Cristina Memè