30 aprile Siparietto XXI Rassegna Nazionale Teatro Scuola Serra San Quirico
Quando il Nord e il Sud “commuovono”
Un maestro di teatro si impone per la qualità delle sue scelte
drammaturgiche ed estetiche.
Sono le sue, ed imitarle non serve proprio a nessuna causa.
Nel teatro della scuola, invece, essere “maestri” implica
la adesione ad una visione del rapporto educativo (tra docenti e studenti,
tra docenti ed operatori teatrali, tra operatori teatrali e studenti)
che sia rispettoso di ogni componente, in nome della creazione di un
evento formativo.
Lo spettacolo di stamattina – presentato dall’Ipsia di Crotone – mi
sembra abbia rappresentato un interessante, stimolante, efficace esempio
di come la scuola possa incontrare il teatro senza perdere identità;
e di come il teatro possa entrare a scuola portando competenze rispettose
delle logiche formative, senza scimmiottamenti ed “implosioni” di
prevedibili meccanismi drammaturgici estetizzanti.
Lo spettacolo “La memoria al presente indicativo” è risultato “commovente” nel
senso letterale della parola: cum-movere, muoversi insieme. E così è stato
che un operatore teatrale, le insegnanti, gli studenti – ognuno
per la parte di “competenza” – sono riusciti ad imboccare
un percorso di teatro educativo insieme. Sono riusciti ad offrire così,
senza forzature espressive, ad un pubblico di spettatori giovanissimi
(scuole elementari), giovani (scuole medie superiori) e meno giovani
(gli adulti in sala) uno spettacolo dal vivo “spettacolare” senza
essere televisivo; corale senza essere piatto ed omologante; attoriale
senza eccessi di narcisismo.
E questo è accaduto ad una scuola del Sud che ha scelto di incontrare
un operatore del Nord. Grazie: a loro e agli studenti.
IL DIRETTORE
SPEGNI LA LUCE PER FAVORE
L’Istituto superiore “B. Lotti” di Massa Marittima
(GR) ha messo in scena uno spettacolo brillante e vivace costellato da
battute comiche che ha coinvolto il pubblico grazie anche alla forte
caratterizzazione dei protagonisti.
Una storia semplice: Priscilla Regolo addetta alle pubbliche relazioni
lavora per un disonesto impresario teatrale che ha sperperato tutti i
soldi con cui avrebbe dovuto pagare la compagnia. Il teatro sta per essere
pignorato e Nibbio (l’impresario) è disperato.
Priscilla decide che deve cercare di fare tutto il possibile per salvare
il salvabile, quindi, prendendo in mano le redini della situazione arruola
tutti i componenti dello staff, inservienti, costumiste seguaci fedeli
della new age, truccatrici, e artisti falliti come attori di un’improbabile
testo intitolato Dante, per non tacer del Manzoni di un fantomatico Walter
Lichtenstein.
Lo spettacolo nello spettacolo nasce e si sviluppa intrecciando storie
di personaggi estrapolati dalla Divina Commedia. Gli attori mescolano
all’interpretazione i propri egocentrismi, fobie, amori, in poche
parole
tutto ciò che accade nella loro vita quotidiana, sconvolgendo
così il testo originale.
Lo spettacolo non salverà il teatro dalla chiusura ma riuscirà paradossalmente
a dare una risposta alle situazioni personali dei protagonisti. Sebastiano
Aglieco ha apprezzato il ritmo sostenuto con cui la commedia è stata
gestita. I ragazzi hanno fatto un bel lavoro sull’uso della voce
ma potevano curare ancora di più l’utilizzo del corpo specialmente
nelle parti “romantiche” che lasciavano poco spazio alla
vivacità.
Interessante il coinvolgimento del pubblico in sala con l’utilizzo
dell’espediente di mescolare al pubblico attori in veste di spettatori.
LA MEMORIA AL PRESENTE INDICATIVO
Questa mattina gli studenti dell’Istituto Professionale per l’Industria
e l’Artigianato di Crotone hanno portato in scena un pezzo di storia
della loro città, e della Calabria in genere, mentre sullo sfondo
le vicende nazionali (la storia parte nel 1860, un anno prima della riunificazione
del regno d’Italia) scorrevano allo stesso tempo vicine eppur lontanissime.
Tutto comincia a Melissa, un piccolo paesino del crotonese, dove nello
stanzone di una casa poco lontana dalla chiesa, si svolgono le vicende
della famiglia Curatolo: una famiglia di braccianti, una famiglia come
tante altre, che lotta per non soccombere alla fame ed alla povertà,
che deve subire ogni giorno i soprusi di un sistema feudale arcaico e
spietato.
Con uno dei tre figli che diventa, suo malgrado, soldato ed un altro,
il ribelle, che preferisce esser brigante piuttosto che servire un Paese
nel quale non si riconosce (i due si troveranno anche a combattere l’uno
contro l’altro), dopo la morte dei genitori la famiglia si sfascia
e la storia continua con il figlio del soldato che si ritrova a patire
gli stessi stenti di suo padre ed i soprusi di un Barone fino quando
decide di andare in America…
E dall’America tornerà poi suo figlio, ormai ufficiale dell’esercito,
per liberare l’Italia dai fascisti. Si innamora di una ragazza.
Torna a Crotone e la sposa. Ma a volte la libertà non è come
sembra, perché i braccianti continuano a morire; e allora bisogna
lottare, far sentire la propria voce, anche quando la rivolta finisce
nel sangue.
Si arriva a giorni nostri. La figlia dell’ufficiale è una
ragazza madre, per sua scelta; fa la sindacalista; sua figlia è in
seconda elementare. È il 1996. Un alluvione fa straripare il fiume
Esano. La piccola viene salvata dai pompieri.
Narrata senza l’ausilio di alcuna scenografia, con il solo sfondo
nero e soltanto dei cubi (cubi-piedistallo; cubi-sedia; cubi-carrozza;
anch’essi neri) la storia emoziona e cattura completamente l’attenzione
del pubblico dall’inizio alla fine, in un viaggio nel tempo e nelle
emozioni di una terra troppo spesso relegata ai confini della Storia.
Un ricco e suggestivo repertorio di canzoni popolari (scritte da Danilo
Montenegro), interpretate con passione dalle interpreti, si integra perfettamente
con l’azione, tanto che le vicende narrate partono quasi sempre
dalle canzoni stesse, senza soluzione di continuità, come fa notare
l’operatore Sebastiano Aglieco (che con i ragazzi ha anche lavorato
nella sua Officina). Che ha anche particolarmente apprezzato la scelta
di partire dal neutro.
(il nero della scenografia appunto, spoglia e senza oggetti di scena,
inventati dagli interpreti col corpo e la voce).
Proprio sulla voce punta la sua attenzione Angela Plaisant che fa notare
quanto i ragazzi abbiano saputo integrare in modo quasi perfetto tutti
gli elementi teatrali: dal corpo alla musica, dal canto al movimento.
Unico, e piccolo, neo notato dai due operatori, un eccessiva lunghezza
del testo che avrebbe potuto essere ridotto senza influire sulla comprensibilità e
sulla potenza di un testo dalla struttura semplice, come lo è quella
del teatro politico.
Da sottolineare l’intensa interpretazione delle attrici (perché in
effetti c’era soltanto un ragazzo sul palcoscenico) che, intervistate
sullo spettacolo di oggi e sull’Officina alla quale hanno partecipato
ieri, hanno dimostrato di essere dei veri e propri vulcani di emozioni.
COMPORTAMENTI
Il Liceo Artistico Statale di Cremona ha realizzato un lavoro frutto
di un laboratorio durato vari anni utilizzando come mezzo espressivo,
prevalentemente la danza, inserendo sparute battute arricchite da video
proiettati che mostrano le fasi di lavorazione per la realizzazione dello
spettacolo.
Lo spettacolo è composto da quattro quadri, impostati ed organizzati
con la modalità, utilizzando, cioè, sempre la medesima
linea narrativa; i ragazzi partono da un’immagine statica dove
il gruppo è disposto a semicerchio sul palco, con l’avvio
della musica, il corpo-gruppo si anima ed inizia a parlare attraverso
il movimento.
Una ragazza vestita di rosso, a differenza dei suoi compagni vestiti
di bianco, è la molla che permette all’azione di nascere, è come
la scintilla iniziale che troverà poi senso all’interno
del gruppo.
Le danze affrontano vari temi, sono strettamente legate a dinamiche personali
interne, che vengono poi trasferite su di un livello superiore, cioè sfociano
in una più ampia dimensione collettiva , i comportamenti.
Il primo quadro presenta una danza caotica e disordinata che porta i
componenti del gruppo a ignorare il proprio compagno, colpendolo, attaccandolo,
accanendosi spesso sulla ragazza vestita di rosso; tutto è accompagnato
da musica industriale tedesca.
Poche parole chiare, e il movimento riprende, ora è rigido e marziale,
come linee rette, il gruppo si muove sul palco, con totale freddezza
si incontrano i corpi formando geometrie spigolose senza il minimo contatto
emotivo… l’immagine ritorna sempre a quella iniziale, si
riparte per un altro comportamento.
Il gruppo lentamente si compatta, la ragazza vestita di rosso diventa
come una marionetta incapace di danzare da sola, il tutto è accompagnato
da suoni gravi e pesanti, tutto
è
falso, non c’è gioia nel danzare, è pura e semplice
falsità.
Ultimo quadro, la speranza di una vera felicità. Le danze sono
armoniose, si percepisce unità, la fiducia , il completo abbandono
a giochi e poi, la fine, una immagine di gruppo, il concetto principale,
l’unità.
L’operatrice Allegra Spernanzoni, ha apprezzato l’energia
della rappresentazione e l’evidente coesione presente all’interno
del gruppo, che è emersa anche nel laboratorio affrontato con
i ragazzi.
Trova interessante l’idea dei video proiettati che mostrano le
varie fasi di costruzione dello spettacolo anche se trova il testo non
essenziale ai fini dello sviluppo narrativo, che spesso faceva cadere
la tensione creata; apprezzata, inoltre, la sperimentazione sul tipo
di mezzo espressivo.
L’operatrice Valentina Impiglia, apprezza l’utilizzo dello
spazio scenico da parte dei ragazzi, alcune musiche e proiezioni non
le ha trovate indicate.
CIAO GIADA!!!
Questa volta il tempo è stato più breve del solito, ma
fortunatamente il ritmo meno serrat(n)o. e poi il piacere di tornare
a lavorare con persone che senti importanti, con cui riprendere discorsi
e frasi lasciati in sospeso.
Se questo lavoro a volte è difficile, a volte consuma e scoraggia,
c’è una cosa importante che nel tempo è cresciuta:
l’emozione che mi arriva quando vedo e “sento” i ragazzi
sul palco che, al di la di tutto, sono totalmente presenti e si danno
e chiedono solo di essere guardati e ascoltati.
Quando si spalanca quel canale di comunicazione tra esseri umani finalmente
diretta in quest’era mediatica. Il teatro.
Un abbraccio a tutti, due a quelli che non sono riuscita a salutare,
non ultimi Fabrizio e Silvano.
Buon proseguimento, Giada.
PROGETTO INCROCI 2003: vediamoci a Serra (PARTE SECONDA)
Come promesso, continua l’approfondimento all’indomani dalla
conclusione del primo soggiorno di insegnanti a Serra con la “missione
di assistere”.
In mattinata anche le prof. romane Anna Rumi e Flavia Biondo hanno lasciato
la Rassegna, non prima di esser passate dalla redazione del Siparietto
per tirare con noi le fila della loro esperienza di incrociate:
Anna: appena arrivate, in coincidenza, tra l’altro con l’inizio
della R., confesso che siamo rimaste un po’ spiazzate dalla proposta,
dato che eravamo partite con la convinzione che oltre a vedere spettacoli,
avremmo avuto la possibilità di partecipare anche a qualcosa di
pratico, chessò, laboratori…
Flavia: e, altra coincidenza, il nostro tutor Mauro D’Ignazio non è potuto
venire prima del giorno seguente, cosicché ci siamo accodate allo
Staff, in attesa di disposizioni…
Anna: giusto allora ci siamo rese conto di quanto avessimo sottovalutato
l’importanza dell’accoglienza alle scuole, un anno fa ci
erano sembrate fasi scontate!
Riguardo alla proposta formativa, come vi siete trovate?
Flavia: riguardo alla scheda di valutazione (che brutto quell’alone
di giudizio…), ci è sembrata una base valida, utile però solo
se si hanno abbastanza elementi sui quali lavorare.
Sarebbe interessante pensare di mandarle alle scuole, qualora le richiedessero,
con i suggerimenti e annotazioni degli operatori o soltanto come griglia
per una analisi interna,no’.
E circa i vostri incontri- incrociati con le scuole partecipanti?
Anna: abbiamo partecipato ad alcuni salotti e laboratori, ma sinceramente
ci sembra che forse inserirsi come osservatori in un solo gruppo, lungo
tutte le parti della loro permanenza alla Rassegna, sarebbe stato più utile
per noi, per avere una visione d’insieme, meno frammentata…
Come sono andate le “dinamiche interne”?
Flavia: in alcuni momenti, e capiamo il povero Mauro che era nuovo come
noi al progetto, ci è parso di muoverci come “cavie” (e
del resto lo eravamo davvero, visto che questo tipo di incrocio era al
primo ‘innesto’); ci sono delle cose da aggiustare, si capisce…
La Serena (Rabitti, la terza incrociata) e Mauro hanno dei tempi di lavoro
molto simili tra loro, a volte c’è stato bisogno di rodarci
perché noi abbiamo un’assimilazione più istintiva,
a pelle.
Anna: ecco, magari per i prossimi incroci non sarebbe sbagliato ripensare
ad una formula combinata di “fare-vedere-parlare”.
Per il resto? Quello che avete visto vi è piaciuto?
Flavia: l’organizzazione è ottima, abbiamo notato molta
professionalità negli operatori teatrali, figure che da noi non
sono molto diffuse, anche perché la maggior parte dei lavori teatrali
che si fanno a scuola restano tra quelle quattro mura, a Roma forse c’è meno
predisposizione al confronto che in centri più piccoli.
Reclami?
In coro: l’acqua calda!!
Scherzi a parte, tutto bene col Presidente (un po’ taciturno) e
il Direttore dalla facciata burbera che dura 10 minuti; ha sempre le
idee molto chiare, punta verso l’obbiettivo senza distrazioni…sembra
uno di quei vecchi e navigati capi Scout, pieni di esperienza(!)
Un consiglio per tutto lo Staff è quello di staccare un po’ di
più dal lavoro: almeno a tavola, prendetevela più comoda
e con più autoironia!
Un saluto e buon viaggio, “gemelle” romane!
Carissimi
Purtroppo un’emergenza ci richiama di corsa a casa.
Siamo costrette a partire col rammarico di non potervi salutare tutti personalmente.
Abbiamo apprezzato l’ospitalità, la cortesia, la pazienza che in
questi giorni avete dimostrato.
Ringraziamo con particolare riconoscenza il nostro “Virgilio” Mauro,
tutore attento e sensibile, che ha saputo guidarci nell’ “ascoltare” e
nel “vedere”.
Siamo venute a Serra aspettandoci di compiere un determinato percorso e invece
ci siamo trovate di fronte ad una proposta nuova che inizialmente ci ha un po’ disorientate.
Ben presto, però, ne abbiamo apprezzato la validità potendo seguire
non soltanto la messa in scena degli spettacoli, ma anche tutte le fasi di realizzazione
di un progetto teatrale.
Le nostre aspettative sono state pienamente soddisfatte e speriamo di “INCROCIARCI” di
nuovo.
A presto,
Flavia e Anna