SCESPIR n.2 -
"A PROPOSITTO DI TEATRO E MATURITA'"
Fare teatro a scuola é faccenda complicata. Sempre. Anche quando drammatizzazione
non é una parola eccentrica, ma può far rima con programmazione e per
questo il teatro perde la sua faccia inquietante e corsara per diventare
assimilabile in ogni pof che si rispetti, perfettametne neutralizzato
dalla marea di altre attività politicamente corrette ( in una politica
della scuola, si intende, dunque neutra per statuto), con le quali il
Ministero recita che può convivere, a patto che sia inserito, é ovvio,
in percorsi mirati, scanditi, etc.etc.
Tutto bene, anzi ottimo. Anche perchè il palcoscenico, benchè addomesticato,
mantiene sempre la sua natura di trampolino di guizzi, spunti, anomalie
e chi ci sta sopra, sta sopra agli altri, il piano é diverso, porta fuori.
E' un fuori dall'aula, o da quel tempo e quello spazio, che è la stessa
cosa. Per un bambino della scuola materna o dell'elemtentare é previsto
che questa cura faccia bene. Si cresce anche così. E allora, teatro nella
curricolarità, accanto alla lezione di aritmetica e al corso di flauto.
L'hanno capito tutti e tutti applaudono, dal dirigente scolastico, compiaciuto
di una modernità legittimata, anzi dichiarata intelligente, ai genitori,
soddisfatti del percorso educativo compiuto dai figli, oltrechè( anzi,
soprattutto,) divertiti, ma non si può dire a voce tanto alta, dalla battuta
dimenticata o dalla mossetta di scena, che è il bello della recita.
Consenso generale perchè, nonostante le proclamate teorizzazioni di segno
opposto, il gioco è del bambino, solo lui può giocare senza colpa, altro
che homo ludens.
E siccome di norma il teatro è gioco, al teatro della scuola sono ammessi,
senza colpa, solo i bambini.
Già alla media il discorso è più difficile e c'é regolarmente chi deve
andare avanti con il programma e gli crolla tutto addosso se perde proprio
quell'ora che il collega gli ha chiesto per finire il discorso su una
scena, sai per quello spettacolo che sta preparando con i ragazzi, tanto
per non sapere che cosa fare, o per esibizionismo, sì, farebbe meglio
a insistere sulla flessione nominale. Come se i ragazzi, sulla scena,
non dovessero esprimersi, e quindi non si trovassero a tu per tu con il
problema di farlo correttamente, che vuol dire in maniera comprensibile,
con riprova difficile, il pubblico, cosa diversa dalla pagina: ti dice
subito non ho capito, non mi piace, non mi hai divertito o commosso. Più
duro del voto.
Alle superiori il teatro esce dall'aula: finora si è scherzato, ora si
fanno le cose serie. Allora tutti quei proclami su drammatizzazione-programmazione-educazione:
roba da scuole di serie B, quelle degli insegnanti che insegnano poco
e le possono fare, loro, mica hanno la maturità......
In sordina, passo felpato, si fa avanti un mondo di ragazzi, pochi ma
non tanto, che la scuola di serie B ha abituato a mettersi in gioco, o
che vorrebbero provarci ora, perché forse quello lì é lo spazio giusto:
ora e non prima, per loro. Vale la pena perderci tempo, dietro al teatro,
anche se di pomeriggio, mentre gli altri magari stanno per il corso o
davanti alla tele.
E, insieme, un mucchietto di insegnanti, di quelli che hanno la maturità,
ma pensano di non avere solo quella, anzi sono certi di dovere anche altre
cose ai loro studenti e tra queste l'esperienza dello stare insieme, non
c'entra niente con il pari livello, quella è un'altra questione, ma vuol
dire emozionarsi insieme.
Capire passa di qui: e allora, teatro anche nella scuola di serie A, quella
che ha la maturità.
(Dedicato agli insegnanti delle scuole serie, le superiori, quelle che
"hanno la maturità")
Si potrebbe organizzare un dibattito, sulle pagine di Scespir, sul teatro
nelle scuole dell'adolescenza avanzata, tra gli insegnanti che lo praticano
a proprio rischio e pericolo. Io, con questo pezzo,apro la discussione.
Lucia Matergi
docente all'Istituto Magistrale Sperimentale "A.Rosmini" di Grosseto,
conduttrice del laboratorio teatrale della scuola, responsabile della
Rassegna del Teatro della Scuola, Premio città di Grosseto
Home Page > News > Scèspir > n° 2 Sommario > Approfondimento